Disegni Prigionia
Tutte le opere realizzate da Walter Lazzaro nel periodo di prigionia (parlando ai reticolati) 1943 – 1944
Lettere Prigionia
Lettere originali ricevute ed inviate durante il periodo di prigionia di Walter Lazzaro
OPERE NELLA PRIGIONIA, 1943 – 1944 (Parlando ai reticolati)
Assolse il servizio militare di leva nel 1937, frequentando il corso Allievi Ufficiali ad Arezzo e venne richiamato nel 1942. Con il grado di Tenente dei Granatieri di Sardegna, svolse il compito di “Pittore di guerra” inizialmente sul fronte slavo. Successivamente fu inviato, con il medesimo grado e incarico, in Albania dove, a seguito degli accadimenti dell’8 Settembre, venne fatto prigioniero dai tedeschi mentre era ricoverato all’ospedale di Tirana. Come tutti coloro che non si arresero fu indirizzato, attraverso mezza Europa, al campo di concentramento polacco di Biala Podlaska, ai confini con la Russia.
In questo Lager Lazzaro soffrì, come ogni prigioniero, fame e privazioni; subì evidentemente anche particolari angherie: la testimonianza ci viene fornita sia dal disegno “La benda – per il pugno di un tedesco” che da altre raffigurazioni di sentimenti angosciati negli autoritratti e nei disegni fatti ai commilitoni.
Con la complicità di un compagno di sventura, il tenente Bovenzi, ritrasse, da una fotografia, la moglie dell’aiuto cuoco della mensa tedesca: ne ebbe in cambio una patata ed un cucchiaio di grasso rancido. Altre guardie, in seguito, gli commissionarono l’identico lavoro e Lazzaro ottenne, in questo modo, qualche razione supplementare di cibo ma soprattutto carta e colori per dipingere. Infatti si era fatta ormai struggente l’esigenza di disegnare e dipingere. Dipingeva su qualsiasi superficie: carta, cartone, legno, fazzoletti, sassi. Tutto per poter esercitare la sua passione artistica. Non firmava però i suoi lavori; al massimo usava ogni volta, uno pseudonimo diverso e questo, come ebbe a confidare all’amico Bovenzi, “… per evitare che un domani, divenuto famoso, le sue opere realizzate per fame, potessero essere sfruttate dagli attuali aguzzini”.
Come in tutti i campi di concentramento, nel 1944 le Autorità tedesche offrirono il rimpatrio ai militari che avessero accettato di arruolarsi nell’esercito della Repubblica di Salò. Con altri commilitoni, anche Lazzaro scelse questa strada, soprattutto per avvicinarsi all’Italia: fu inviato dapprima a Norimberga per un periodo di “riabilitazione” ma successivamente, nel corso di un trasferimento a Lubiana, approfittò di uno sbandamento dovuto ad un bombardamento per fuggire e tentare il rientro in Italia.
Riuscì ad attraversare le linee tedesche e inizialmente si rifugiò nell’Eremo Camaldolese di Monte Giove, sopra Fano, dove era conosciuto dai Frati in quanto il luogo era stato frequentato in anteguerra da lui e dal padre, Ermilio, che insegnando disegno e pittura a Fano, nel convento aveva anche lavorato. Successivamente, quando i tedeschi si ritirarono tornò a Roma, in bicicletta, dalla sorella Leila Nell’Eremo, Walter Lazzaro svolgeva compiti di portierato e per sfuggire ad una eventuale identificazione da parte tedesca si fingeva un povero demente assistito volontariamente dai Frati. In questo atteggiamento gli fu d’enorme aiuto la sua esperienza di recitazione. Aveva infatti frequentato l’Accademia cinematografica di Santa Cecilia, a Roma, negli anni giovanili ma, soprattutto aveva maturato grande mestiere recitando in numerosi film con attori e registi di fama, sino ad interpretare il personaggio di Raffaello Sanzio nel film “La Fornarina” con la regia di Enrico Guazzoni. Al termine del conflitto, Lazzaro ebbe notevoli difficoltà a superare la profonda crisi, fisica e morale dovuta alle vicissitudini della guerra e della prigionia, tanto che la ripresa dell’attività artistica fu lentissima e dopo un viaggio ed un soggiorno a Parigi, nel 1947 e 49, finalmente riprese a dipingere.
La sua prima personale però, si ebbe solo nel 1951. Le conseguenze del periodo bellico nella pittura di Lazzaro, si riscontrano soprattutto nella totale assenza, da allora, della figura umana nelle sue opere e da una delicatezza di sfumature che si rivelano così eteree da sembrare fatte apposta per ricordare a se stesso ed all’osservatore la fragilità delle cose terrene.
Tutte le opere realizzate da Walter Lazzaro nel periodo di prigionia (parlando ai reticolati) 1943 – 1944
Lettere originali ricevute ed inviate durante il periodo di prigionia di Walter Lazzaro
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