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"Associati che espongono a Forte dei Marmi"

Paola Turio

Paola Turio è nata e risiede a Livorno. Ha frequentato la libera accademia “Trossi Uberti” di Livorno. E’ stata allieva del maestro Gino Terreni di Empoli per la la tecnica dell’ affresco. Si è dedicata alla tecnica della pittura murale, eseguendo  committente pubbliche (per il Comune di Livorno: murale di oltre 1000 mq. In località Botro Forcone) e private (murale di 50 mq. a Parrana  S.Giusto, Livorno; due murales di 25 e 13 mq. sull’isola di Linosa nell’arcipelago delle isole Pelagie, al sud della Sicilia.

Per l’arte del vetro eseguito committente private in varie città italiane, ha restaurato le vetrate di Villa Mimbelli (Museo Civico G.Fattori) di Livorno. Ha formulato progetti in atto per la Chiesa di S. Agostino di Livorno. Le sue opere in vetro e i suoi dipinti si trovano presso collezionisti privati a Livorno, Pisa, Modena, Ferrara, Firenze, Genova, Lampedusa (Ag), Roma, Venezia, Parigi, Sidney.

Un suo quadro è presente nella Chiesa di S. Ferdinando (Livorno). Ha esposto installazioni ad Arezzo, Livorno ed al “Caffè Virtuale”  di Piazza della Signoria a Firenze (iniziativa dell’Architetto Di Martino). Ha partecipato in fasi alterne al “Premio città di Livorno” dal 1998. Ha fatto parte del “Circolo Arti Figurative” del Palazzo Ghibellino di Empoli, del centro artistico “Amedeo Modigliani di Scandicci (Firenze), dell’Associazione “Sguardo e Sogno” di Firenze.

Ha esposto in mostre personali e collettive in varie città italiane ed estere, Città del Vaticano, Parigi, Barcellona, Mosca. Ha ricevuto primi premi di carattere locale e nazionale. Le sue opere sono state pubblicate da riviste d’arte e sono apparse su TV locali e nazionali come Rai 3. Dal 2009 espone nella rassegna annuale “Premio città di Livorno” organizzata dall’Associazione Ro-Art di cui ha assunto la presidenza dal 2014.

Recentemente ha partecipato alla mostra”Open way”, presso lo Spazio Leoni di Verona, organizzata da Enea Chersicola dell’Associazione culturale “Il Sestante” di Trieste, con la stessa Associazione ha esposto all’Expo di Carrara 2014, 2015, a Tieste in piazza Cavana in occasione della, Barcolana 2014, alla rassegna “Europa Paradigma Est 2014.

Nel 2016 ha esposto alla Fortezza da basso a Firenze. Le sue opere sono state esposte nella galleria Bel canto in Barga (Lu) da luglio a dicembre del 2016. Hanno parlato di lei vari critici e galleristi come A. Bondani, Cristiano Mazzanti, Tommaso Paloscia, Francesca Cagianelli, Giuliana Matieu, Gianni Schiavon, Enea Chersicola, Stefano Barbieri ed altri.

Attualmente, traendo ispirazione dalla propria passione per il mare ma soprattutto per le sue avventure in barca a vela dipinge su vecchie vele in disuso riproponendo le emozioni visive ed emotive che tali esperienze le hanno regalato e continuano a regalarle. Per questa tecnica innovativa nel 2017 ha ricevuto il “Premio Nedo Luschi” durante la manifestazione del “Premio Città di Livorno”.

Christopher Veggetti

Artista quarantenne, ha passato metà della sua vita tra ritratti e paesaggi. I suoi lavori sono stati esposti a Londra, a Berlino, a Göteborg, a New York: vita e opere del pittore che ha fatto dell’afrodiscendenza il cuore della sua arte.

L’artista Luigi Christopher Veggetti Kanku è nato a Kinshasa nel 1979, a cinque anni è stato adottato dalla famiglia Veggetti di Barlassina. Oggi vive in Brianza e ha il suo studio a Meda in una grande casa con un piano interrato, dove ha il laboratorio. Le sue opere sono state esposte a Londra, a Berlino, a New York, alla Galleria Rubin di Milano e a Göteborg. Il suo catalogo, 30 Tele, nel 2010 è stato editato da Giorgio Mondadori. «Sono il primo artista afroitaliano a muoversi a livello professionale nel mondo dell’arte, trattando il tema dell’afrodiscendenza».


“Quando cominciai a dipingere, la pittura per me era uno sfogo emotivo, un modo di raccontarmi. Non sono mai stato un chiacchierone, nella pittura avevo trovato un mezzo per esprimere i miei pensieri. Ero un adolescente di colore in un’Italia bianca, poco attenta al fattore integrazione, alle dinamiche legate alle migrazioni e al razzismo, perciò nei miei quadri riversavo le mie riflessioni su questi temi. Erano opere molto critiche nei confronti della società. Cercavo di rappresentare l’Africa: nella prima fase lo facevo sempre con toni drammatici, ma poi le mie opere si sono progressivamente addolcite attraverso la raffigurazione di donne, della loro forza e della loro bellezza. Il mio fine era proprio quello di fare entrare dei ritratti di persone africane o afro-discendenti nelle case degli Italiani. Con i cambiamenti sociali e l’evolversi della situazione, sono passato alla rappresentazione della città, della natura, delle spiagge, scegliendo quelle ambientazioni attraverso un punto di partenza che è sempre una fotografia, a volte cercata e trovata sul web, altre volte scattata da me. Mi piace sperimentare con materiali, colori e acidi, fare un po’ di ricerca, ma la mia tecnica è tradizionale. Le uniche concessioni tecnologiche sono la macchina fotografica o lo smart phone, soprattutto quando sono in giro e mi trovo nel bel mezzo di un’ambientazione che mi piacerebbe dipingere” (L. C. Veggetti Kanku).

Emanuele Biagioni

Lettura in prospettiva della pittura di Emanuele Biagioni: l’artista come medium sacrificale della bellezza

Emanuele Biagioni è nato a Barga nella bellissima terra di Garfagnana. Terra di incanti naturali, di poesia. Poco distante c’è la casa di Castelvecchio del poeta Giovanni Pascoli, villa settecentesca acquistata con i ricavati delle medaglie vinte con i premi di poesia latina ad Amsterdam. Da lì si vede il monte Forato, la liscia Pania, il Gragno, molle di velluto, immersi nell’ azzurro del cielo o tempestati dalla bufera. Tutto attorno è il respiro dell’Appennino, il mormorio delle acque cullanti e dolci. L’ “ora” di Barga rintocca nella vibrazione dell’ aria limpida e cristallina e sembra che riecheggi lontane favole sopite nella memoria degli uomini.

Emanuele è sedotto dalla bellezza della natura, dai colori della “sua” terra, dalle brume che salgono da lontano ad “ombreggiar ” i profili delle chiese. E’ un’emozione che si traduce in poesia di colori e immagini, in ricordi di bambino, in ritagli fugaci di angoli di paesaggio. Si riversa nella sua pittura “vibrante” la forza e al tempo stesso la dolcezza di quella natura, come se Emanuele stendesse con il velo del colore sulla tela anche l’inquietudine di un verso melodioso , musicale, profondo, essenziale. Nei suoi quadri si ha come la sensazione del “viaggio” del filosofo, del poeta, a cogliere ispirazione dalla visione della natura , ad “appuntare” le memorie dei luoghi a suscitarne la bellezza nell’immagine pittorica. Emanuele conferma questa interpretazione Quando dipinge dal vero alcune tra le sue migliori tele (Luce veneziana, 2003; Pioggia sul mare, 2003; Nevicata di marzo, 1996; il Duomo di Barga e i colori Autunnali, 2002) eseguite con grande capacità di racconto lirico che ne rivela Le adesioni ad alcune correnti artistiche, prima fra tutte, l’Impressionismo.

E’ infatti dall’amore per la tecnica impressionista che scaturiscono quegli effetti di luce vibranti che corrono sulla superficie del colore spesso condotto “a spatola” in materiche nuances cromatiche e accendono di atmosfere seducenti cieli, colline, città, spiagge, acque. L’artista non nasconde questo sentimento per un mondo che è filtrato dall’anima dell’osservatore, confermando la tesi che l’immagine del reale è un dato soggettivo ed impressivo, determinato da contesti di spazio e di luce, di storia e di spirito. E’ l’emozione della suggestione talvolta più reale del reale medesimo; è l’attimo di uno sguardo all’orizzonte di un tramonto; è l’inquadratura inaspettata su di un prato coperto di neve. Ciò che resta è il sentium, così lontano dalla rappresentazione fotografica del reale eppure contiguo ad esso tanto da farlo apparire interminabile ed inscindibile dal mondo delle cose. Evidenti sono i riferimenti a Monet, Sisley, Pissarro, Van Gogh, dei di un Olimpo inviolabile, consacrati alla genialità artistica, paradossalmente, dai difetti della stessa natura. Monet era presbite, Sisley era daltonico, Van Gogh aveva una percezione della realtà alterata dalla psiche, ma la natura riprodotta nei loro capolavori appare bella e sensuale, vibrante ed armoniosa, estatica e onirica. Mai potremmo asserire che quelle visioni ci siano estranee, non ci appartengano, tanto profonda è l’evocazione del reale che passa attraverso il sentium. Ebbene, Emanuele, nei suoi “appunti ad olio” stabilisce questo legame profondo tra visione e realtà, come se quest’ultima nascondesse un misterioso livello di verità che solo il rapporto emotivo artista/mondo può rivelare. La natura non è per Emanuele qualcosa “da rappresentare” bensì un’emozione da dipingere. La sua pittura ricorda la poesia semplice e pacatamente surreale del Pascoli in cui si afferma l’elegia decedente della natura: il mondo rurale con i suoi simboli che sta per scomparire. Paesaggi dal carattere intimista e solitario, avvolti dall’aura della lontananza, appesi alla memoria, sottratti alla presenza dell’uomo. Il mondo per il pittore non è un fuori “en plein air” ma un dentro emozionale, una realtà pittorica che trova sintesi in un processo del “ricordare” e si arricchisce di una molteplicità tale di percezioni che per esprimersi abbisogna dell’immediatezza della poesia. Da qui dalla urgenza di tradurre l’istante dell’emozione in rappresentazione, il Biagioni sperimenta affascinanti metodi pittorici che traducono il ritmo incessante del flusso poetico sulla tela. Il gesto è veloce e il rigore disegnativo cede il passo al dominio di una pennellata dal carattere sempre più astratto pur rimanendo al di dentro di un profilo ed un impianto “classici “. E’ un’esigenza che si rafforza nelle ultime opere che cominciano a far intravedere anche una forza, questa volta , “espressionista” e un vigore di pennellate fluide ma decise che alternano toni cupi a tocchi accesi di colore. Il giallo è una costante dominante: o germoglia improvvisamente o scorre impastato agli altri colori in una tavolozza composita dove l’interazione cromatica è corrispondente alla complessità delle sensazioni da esprimere. L’armonia nasce come per incanto dal saper ben orchestrare questa pluralità concertistica di voci e di suoni che si ascoltano sulla tela come una melodia in auditorium. L’artista come un solitario direttore d’orchestra è davanti al vuoto della tela, con mille sogni, mille immagini, mille dolori, mille passioni e ciò che rappresenta non è mai quello che osserva, consapevole di essere, fatalmente, medium sacrificale della bellezza.

Giovanni Bovecchi

Ester Negretti

Presentazione & Biografia

ESTER MARIA NEGRETTI

“Dipingo perché già da bambina intuivo che c’era un modo più profondo di stare al mondo.
Circon- data dalle architetture grigie e incombenti di una piccola città di provincia, demolivo e ricostruivo, facendo della materia epidermide, della pittura, ragione di vita.

Ero solo una bambina quando l’arte mi ha salvato”.

Segue la vocazione alla pittura fin da bambina ricevendo il primo premio all’età di undici anni. Il cammino verso l’arte prosegue attraversolo studio del disegno tessile in cui si diploma al Setificio di Como, per poi collaborare con diversi studi creando carte da parati, arredamento e abbigliamento. Successivamente Negretti decide di frequentare Brera per due anni ma, anziché continuare un percorso accademico, sente di voler seguire la buona tradizione rinascimentale e forma la sua tecnica pittorica nella “bottega” di pittori esperti apprendendo sul campo i segreti del mestiere, consolidando la sua preparazione e il sempre maggiore interesse per l’arte contemporanea. Affinato il suo gusto, decide così di consacrarsi esclusivamente alla pittura. Il suo lavoro, il suo stile e la sua tecnica molto personale ricevono approvazione e interesse crescente da critica e pubblico e il favore di collezionisti sin dalla prima mostra personale del 2002.
Ha esposto in numerose città tra cui: Roma, Firenze, Milano, Como, Benevento, Mantova, Genova, Venezia, Oslo, Parigi, Boston, Lugano, Zurigo, San Vincenzo, Isola d’Elba.

L’ultima ricerca artistica di Ester Maria Negretti è dedicata all’acqua. Fuori dalle pareti dello studio di pittura, gli ampi spazi, la vastità fisica e mentale della nuova realtà marina, trasformano le tele di Negretti che diventano gigantesche come il mare e come l’aria che non ha
contenimento.

 

Francesco Nesi

Francesco Nesi è nato in Toscana a San Casciano Val di Pesa, il 30 settembre del 1952, attualmente vive e lavora a Tavarnelle Val di Pesa. E’ un pittore autodidatta. Il suo amore per l’arte lo ha spinto a dipingere sempre, e nel tempo la sua dedizione si è tradotta in un vero e proprio impegno, dove la passione può finalmente prendere spazio e tempo totale. Così è diventato un vero e proprio lavoro, e Nesi è un pittore a pieno titolo.

Il messaggio di questo excursus è chiaro e irrefrenabile: ogni sogno nel cassetto deve essere realizzato, per amore della nostra vita. Così questo sogno permea tutta la creazione pittorica di Francesco, la dimensione toscana è congeniale, le colline morbide arcobaleniche sono un humus essenziale. Da questo terreno così ben fecondato, nasce un albero fantastico da dove si diramano personaggi tra il trasognato e l’ironico, volanti e svolazzanti, colori vivaci e movimentati, colline, sogni, venti e tutto ciò che compone l’atmosfera nesiana.

Non è solo la docile natura toscana che costituisce il backgound dell’artista, ma c’è insieme tutta la cultura che questa terra trasmette. Il Medioevo, il Rinascimento di Firenze non possono lasciare indifferenti; il Ponte Vecchio, il Palazzo della Signoria, il Duomo sono da Nesi rivisitati con la sua personale sensibilità, in un’ottica talvolta squisitamente deformante.

Fin da fanciullo nel percorso scolastico, ha sempre ricevuto premi di disegno e pittura; nell’85 il premio più importante è stato il Premio Bargellini, e la successiva mostra personale alla Biblioteca Nazionale di Firenze. La stessa città lo ha visto presente alla Stazione Leopolda, all’Associazione G. Battista, all’ex convento della Leopoldina, protagonista in primo piano all’Hotel Excelsior, all’Hotel Helvetia Bristol. Nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio ha ricevuto il Premio per la pittura del Fiorino D’oro.

Nella penisola italiana molte città lo hanno ospitato con mostre collettive e personali; da vigevano a Ferrara e poi Brescia, Parma, Lucca, Bari, il Palazzo Barberini a Roma, solo per citarne alcune.
Un più largo respiro lo porta a esporre sconfinando in Europa: in Germania a Monaco e a Minden, in Francia a Parigi, a Cap d’Antibes, a Chaumont. Nesi arriva fin negli Stati Uniti, esponendo per la prima volta oltre oceano all’Artexpo di New York nel 1997. Inizia poi una costante collaborazione con una galleria nella città di Carmel in California, e a Seattle.

Le sue opere sono sempre apprezzate per l’armonia del colore e la sapiente costruzione del paesaggio che accoglie le sue figure.

Ad una prima lettura sembra di facile interpretazione, ma non lo è affatto. I suoi personaggi a volte sono interpreti di un sogno felice, ma a volte esprimono anche una ricerca ai tanti punti interrogativi della vita.

Comunque nelle sue opere troviamo sempre un messaggio piacevolmente incoraggiante e spesso anche ironico e scherzoso.

Jucci Ugolotti

Jucci Ugolotti opera nel mondo dell’arte sin dagli anni giovanili, in varie discipline artistiche, ma è la scultura che sente più congeniale, tanto da approfondirne gli studi a Brera, conclusi con  una tesi di argomentazione plastica col  Critico d’Arte  e Docente  Guido Ballo: anni determinanti per la sua professione che l’hanno vista allieva di Marino Marini e Alik Cavaliere.

In un clima libero da schemi, in cui circolavano idee, ogni generazione di discepoli vedeva rinnovarsi il “Miracolo”di nuovi fermenti e stimoli: proprio quel senso dell”Etrusco” che Marini comunicava “un idea antica ed eterna di fare scultura”, rappresentava per Jucci Ugolotti la più grande attrazione del grande Maestro toscano.
La prima mostra personale presso la Galleria Niccoli di Parma è del 1980, anno in cui l’artista aveva alternato fino ad allora,  docenza e attività professionale, utilizzando  materiali preziosi come marmi e bronzi a materie povere come terracotta e gessi, compiendo anche in campo ceramico sperimentazioni materico-cromatiche.
L’origine della sua costante ricerca è la radice espressionistica figurativa che evidenzia nelle caratteristiche del personale modellato, dalla gestualità ampia e decisa, e dalla sintesi immediata del suo segno grafico.


Molto presente nel suo territorio si è orientata verso la realizzazione di Opere Pubbliche, sempre prediligendo le grandi dimensioni come dimostrano le sue caratteristiche plastico-strutturali. A tutela del patrimonio artistico cittadino ha proposto progetti recupero scultoreo di opere monumentali , in rame, bronzo e marmo , facendo esperienze di restauro e riproduzioni su calco del colossale “Ercole Anteo” di T. Vanderstuck (1687) e sul ciclo marmoreo del Giardino Ducale di Parma di G. B. Boudart (1760) con la realizzazione del “Vaso a Testa d’Ariete”  della “Venere Nascente dalle acque”  “ dell’Apollo Citaredo”.

 

A Jucci Ugolotti, che è stata curatrice di testi d’arte e ha tenuto inoltre conferenze e promosso incontri culturali, è stata conferita nel 1995 dal Ministero dei beni Culturali la prestigiosa onorificenza di “Accademico” di Belle Arti, e sempre per meriti artistici ha ricevuto nel 1996 il premio Sant’Ilario di Parma nostra e l’internazionale “Nike di Samotracia” a Roma. Ha partecipato invitata alle tre Esposizioni Triennali delle Arti Visive a Roma negli anni 2017-2014-2011, ottenendo in quest’ultima il premio Big Haward dell’Arte Contemporanea per l’alta qualità della sua scultura. Nel 2015 ha presentato le sue opere alla Biennale Internazionale di Venezia, ottenendo svariati riconoscimenti.

Vive a Parma, sua città natale, dove sono presenti sempre più ampie testimonianze della  personale attività; Sue opere costituiscono collezioni private, e arredano spazi pubblici, in Italia, e all’Estero, frutto di ricerca continua e costante evidenziata da allestimenti di mostre personali e collettive.
Nel 2010 ha allestito un Museo personale di scultura contemporanea nel Palazzo Ducale di Sala Baganza (PR) detto Palazzo Sanvitale.

Marco Lodola

Marco Lodola è nato a Dorno (Pavia). 
Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze e di Milano, e conclude gli studi discutendo una tesi sui Fauves, che con Matisse saranno un punto di riferimento per il suo lavoro, come anche Fortunato Depero ed il Beato Angelico. 
Agli inizi degli anni ’80 intorno alla Galleria di Luciano Inga Pin, a Milano, ha fondato con un gruppo di artisti il movimento del Nuovo Futurismo, di cui il critico Renato Barilli è stato il principale teorico. 
Dal 1983 ha esposto in grandi città italiane ed europee quali Roma, Milano, Firenze, Bologna, Lione, Vienna, Madrid, Barcellona, Parigi e Amsterdam. 
Ha partecipato ad esposizioni e a progetti per importanti industrie quali Swatch, Coca Cola, Vini Ferrari, Titan, Grafoplast, Harley Davidson, Ducati, Riva , Illy (collana di tazzine d’autore), Francis . Francis, Dash, Carlsberg, Nonino, Valentino, Coveri, Fabbri, I Mirabili, Shenker, Seat e Lauretana. 
Nel 1994 è stato invitato ad esporre dal governo della Repubblica Popolare Cinese nei locali degli ex archivi della città imperiale di Pechino. 
Nel 1996 ha iniziato a lavorare negli Stati Uniti a Boca Raton, Miami e a New York. 
Ha partecipato alla XII Quadriennale di Roma e alla VI Biennale della Scultura di Montecarlo. 
Diverse le sue collaborazioni con scrittori contemporanei tra cui Aldo Busi, Claudio Apone, Marco Lodoli, Giuseppe Pulina, Tiziano Scarpa e Giuseppe Cederna, e con musicisti: gli 883 di Max Pezzali, Timoria, Jovanotti, Andy (Bluvertigo) e Syria. 
Nell’estate del’98, su incarico della Saatchi & Saatchi, ha eseguito i disegni per le affiches di Piazza del Popolo a Roma, per l’Opera Lirica Tosca di Puccini. 
Nel 2000 Lodola, da sempre legato al tema della danza, è stato incaricato dal Teatro Massimo di Palermo di realizzare Gli avidi lumi, quattro totem luminosi alti sei metri, raffiguranti episodi significativi delle nove opere in cartellone. Per l’occasione è stato realizzato un video-documentario di Sergio Pappalettera. 
Le sculture rimarranno collocate nelle maggiori piazze cittadine, come è già avvenuto a Montecarlo, Riccione, Faenza, Bologna, Paestum e al Castello Visconteo di Pavia, San Paolo di Brasile e Cagliari. 
È stato autore delle opere assegnate ai vincitori dell’edizione 2001 del Premio Letterario Nonino. 
Nel 2001 è stato incaricato di curare l’immagine del Carnevale di Venezia. Per l’occasione la Fondazione Bevilacqua La Masa ha organizzato la mostra “Futurismi a Venezia” con opere sue e di Fortunato Depero. 
Nel giugno 2002 ha creato la scultura luminosa A tutta birra dedicata alla figura del grande imprenditore Venceslao Menazzi Moretti, che è stata collocata nel nuovo parco cittadino di Udine, là dove sorgeva il primo stabilimento della famosa birra. 
Nel 2003 realizza la luminosa Venerea nell’ambito della mostra Venere svelata di Umberto Eco tenutasi al Palazzo delle Belle Arti di Bruxelles, per cui ha curato anche l’istallazione della facciata esterna e la mostra Controluce a Palazzo del Turismo di Riccione che nel 2004 è stata trasferita a San Paolo del Brasile (Museo Brasileiro da Escultura Marilisa Rathsam), Rio de Janeiro (Museo de Arte Moderna), Città del Messico (Polyforum Siqueiros), e al Museo Regional de Guadalajara. 
Nel 2005 ha realizzato un manifesto per le Olimpiadi invernali di Torino, una collezione di mobili per Mirabili, la maglia rosa per l’88° Giro d’Italia, il logo per la trasmissione “Speciale per voi…” di Renzo Arbore, nonché la nuova immagine di Roxy bar per Red Ronnie. 
Nel 2006 è stata collocata un’altra scultura luminosa all’aeroporto internazionale di Città del Messico, e per Natale una scultura in Piazza di Spagna (Roma). Ha realizzato anche l’immagine del centenario del movimento pacifista di Gandhi. 
Nel 2007 realizza il logo per i 50 anni dell’ARCI e l’immagine del 70° Maggio Fiorentino, il logo per i Miti della Musica per la Volkswagen ,l immagine per i 100 anni di Fiat Avio e i 110 anni della fondazione della Juventus , e il marchio Air One. 
Nel 2008 allestisce la facciata dell’ Ariston e del Casinò in occasione del 58° Festival di San Remo e le scenografie del film “Questa notte è ancora nostra” con Nicolas Vaporidis. In occasione dei Campionati Europei di canoa a Milano ha realizzato una canoa luminosa e per le autolinee Stav ha creato “Festivalbus”, un autobus di linea decorato con alcuni lavori. 
In ottobre ha realizzato un’installazione luminosa sulla facciata di Palazzo Penna a Perugia, in occasione della mostra “Infinita città”, curata da Luca Beatrice. 
Nel 2009 ha allestito a Milano in Piazza del Duomo il Rock’n’Music Planet, primo museo del rock d’Europa, con 25 sculture che rappresentano miti musicali. 
Alcuni lavori sono stati utilizzati nella scenografia del programma televisivo “Academy” trasmesso su raidue. Ha partecipato alla 53esima edizione della Biennale di Venezia con l’installazione “Balletto Plastico”, dedicata al Teatro Futurista. 
Nel 2010 ha realizzato la scultura luminosa FIAT LUX per il Mirafiori MotorVillage di Torino. Ha allestito la scenografia per alcune puntate di XFACTOR, per il film “Ti presento un amico” di Carlo Vanzina, con Raoul Bova e “Maschi contro Femmine” di Fausto Brizzi. Ha rivisitato il logo per il traforo del Montebianco. Ha disegnato l’immagine del manifesto di Umbria Jazz 2010, ha partecipato all’Expo Internazionale di Shangai ed ha realizzato una scultura-icona per il gruppo Hotel Hilton. 
Nel 2011 . Partecipa alla Biennale di Venezia con l’installazione Ca’ Lodola, curata da Vittorio Sgarbi, alla Ca’ d’Oro sul Canal Grande. Le sue opere vengono scelte dalla stilista Vivienne Westwood come scenografia per la sfilata a/w uomo durante la settimana della moda a Milano. Collabora con Citroen per un’installazione in via della Spiga a Milano dal nome “Citroen Full Electric”. Espone a Londra. Collabora con Dash e Unicef per l’iniziativa benefica contro il tetano neonatale con la scultura luminosa Madre Natura, esposta in piazza Cordusio a Milano. Le sue sculture luminose sono parte della scenografia di Roxy Bar web tv di Red Ronnie. 
Nel 2012 Espone con una importante personale, curata da Luca Beatrice, al Palazzo de’ Medici di Firenze. Le sue opere partecipano al Made in Italy in the World, durante il Pechino Luxury Property Showcase. Con il Gruppo Nuovo Futurismo ha esposto a Rovereto a Casa Depero e a Milano allo Spazio Oberdan. 
Ha collaborato con Sanrio-Hello Kitty per un progetto di beneficenza a favore di Emergency. 
Alcuni lavori sono nella scenografia del programma Metropolis per il canale Comedy Central e The Apprentice con Flavio Briatore. 
Nel 2013 Ha esposto a Ginevra per la Bel Air Fine Art Gallery. Ha realizzato le scenografie teatrali dello spettacolo Chiedo scusa al signor Gaber di Enzo Iacchetti. 
Presso Museo del Parco – Centro Internazionale di Scultura all’Aperto di Portofino è stata inaugurata la scultura Red Dragon
Nell’ottobre 2013 ha collocato per Class Horses la scultura luminosa Pegaso
Ha realizzato la scultura Excalibur e il trofeo finale per l’edizione 2013-2014 di X-Factor. 
Nel 2014 Ha collaborato con Gianluca Grignani e RON per le copertine dei loro dischi. 
In aprile ha esposto a Mosca per Harmont&Blaine con madrina d’eccezione Sofia Loren. 
Nel maggio del 2014 ha esposto al MAM di Cosenza in collaborazione con la Galleria Avangart. A giugno ha inaugurato una personale al Museo Evita Peròn a Buenos Aires e al Museo du Futebol di San Paolo in occasione dei Mondiali di calcio in Brasile. 
Nell’autunno 2014 ha realizzato l’illuminazione Ponticino sul Ponte dell’Impero di Pavia. 
Nel 2015 sarà presente alla 56° edizione della Biennale di Venezia nel Padiglione del Costa Rica con l’opera “Hermosa Bandera”. 

Carolina Art Design

“L’arte del fumetto, l’arte nel fumetto”

 

Tutti noi,fin dalla più tenera infanzia,siamo attirati dalle immagini,dalla loro forma e dai loro colori;ben presto,poi,ci appassioniamo alle storie che vengono narrate per sequenze. Non c’è più alcun dubbio sul fatto che il fumetto,caratterizzato dall’accostamento di testo e immagini,possa oggi essere considerato non più un tipo di linguaggio destinato alle masse incolte,ma un vero e proprio genere narrativo,che si colloca a confine tra la letteratura e le arti visive. Dobbiamo poi ringraziare alcuni grandi artisti della Pop Art,in particolare Roy Lichtenstein,con il suo modo nuovo di contaminare l’Arte,con la “a” maiuscola,con stili presi dalla cultura “bassa”,se il fumetto non è più visto semplicemente come una popolare forma alternativa di comunicare in modo sintetico un racconto,spesso in senso esilarante,ma come un vero e proprio mezzo espressivo che può giungere ad esiti indubbiamente di natura artistica.

Fra i molti appassionati lettori e collezionisti di un genere che ha attraversato le generazioni,immune ad una società dell’immagine che tende ad inondarci quotidianamente di raffigurazioni realizzate in senso ipertecnologico,Andrea e Luana,in arte Carolina Art Design,da alcuni anni hanno trovato davvero un bel modo di applicare il proprio talento e la propria spiccata creatività esplorando le possibilità espressive derivanti dall’abbinamento di questa particolare “materia” agli oggetti d’arredo,entusiasmando gli amanti del design personalizzato dal sapore nostalgico,ma al tempo stesso anche molto attuale. Verso la fine del XVII secolo gli artigiani veneziani idearono una tecnica denominata “lacca povera”,che consisteva nel decorare i mobili utilizzando carte prestampate e colorate,che venivano ritagliate e applicate con colle su fondi opportunamente preparati,ottenendo in modo veloce e meno costoso effetti raffinati ed elaborati. Allo stesso modo i nostri artisti,privilegiando componenti d’arredo di carattere vintage,quali mobili,scrittoi, secetaires o sedie,dopo aver proceduto ad un restauro teso essenzialmente a ripulire e uniformare la superficie,procedono a selezionare e a ritagliare manualmente,ad una ad una,strisce e vignette reali estrapolate dalla stampa di diffusione,che poi applicano al supporto utilizzando speciali colle.

E’ quasi superfluo far notare che la fase della accurata scelta e della giustapposizione dei ritagli,secondo giochi ed incastri variabili,quasi costituissero tessere di un moderno ed innovativo mosaico,è quella in cui maggiormente si esprime la creatività ed una manualità guidata da un bisogno estetico che fa leva soprattutto sull’istinto e sull’emozione. Un materiale realizzato attraverso una tecnica meccanica e ripetitiva,la stampa,viene così trasformato attraverso un lavoro manuale artistico,sviluppando un quid di unico da un qualcosa di ripetitivo e massificato.Tutto,sul supporto,dagli elementi più visibili,ai segni apparentemente più nascosti,ha una sua precisa e meditata collocazione,nel rispetto di rigorose regole tecniche e cromatiche,fino a far apparire la creazione finale come un unicum omogeneo e naturale. In questo modo,le immagini inserite perdono in gran parte la loro finalità narrativa in senso stretto,come descrizione di un’azione in svolgimento,andando invece a raccontare una “storia” di tipo estetico. Andrea e Luana utilizzano strisce con colori diversi,coscienti del fatto che ogni colore è capace di veicolare un determinato messaggio,il classico bianco e nero,che rende l’impatto grafico elegante e raffinato,oppure tinte vivaci che comunicano una sensazione di gioia e solarità,fondendoli in una creazione visiva

uniforme e compiuta,perfetta sintesi di forma ed ispirazione. L’elenco dei personaggi propone suggestioni attuali e recupera memorie sommerse partendo da Lupin,caro soprattutto ad Andrea e da Diabolik,cui Luana è particolarmente affezionata,per continuare con Batman, l’Uomo Ragno,la Valentina di Crepax,i Peanuts e via continuando di “classico” in “classico”.Sono tutti personaggi di grande popolarità,ma nei quali si coglie anche un’indicazione privata facente parte di un intimo background culturale e visivo,in cui indubbiamente l’”omaggio” si fonde al piacere personale. Nascono in questo modo seducenti oggetti di design da contemplare,da esporre,ma anche da adibire ad uso quotidiano,in ragione della funzionalità per la quale erano stati originariamente progettati e costruiti. Per questo motivo tutti gli oggetti che fanno parte della collezione di Carolina Art Design sono sottoposti ad una attenta opera di laccatura,anch’essa eseguita rigorosamente a mano,che nasconde il seppur minimo spessore dei ritagli e li protegge,rendendo gli oggetti fruibili nella vita di tutti i giorni. Nella ampia produzione dei due artisti spiccano anche i seducenti e caratteristici mezzibusti,di pura valenza estetica e del tutto privi di alcun riferimento di tipo metafisico di dechirichiana memoria,anch’essi decorati con la loro tecnica ed applicati su tela trattata pittoricamente.

Così come i sorprendenti quadri,costituiti di diversi frammenti concorrenti a collage,laddove una miriade di pezzi applicati minuziosamente secondo accordi cromatici ben studiati,accompagnati da sapienti interventi pittorici,vanno a costituire l’immagine in una sorta di pointillisme alla rovescia,in cui solo avvicinandosi fortemente all’opera si riesce ad apprezzarne pienamente l’eccezionale valore.Unendo capacità,creatività ed intraprendenza,Andrea e Luana sono riusciti a portare nella propria attività artistica la loro principale passione,quella per il fumetto,riuscendo a conseguire nei non molti anni di vita di Carolina Art Design numerosi successi e ad ottenere riconoscimenti significativi.

Nel 2012,in occasione del 50′ anniversario della creazione dell’Uomo Ragno,sono stati invitati dal Museo del Fumetto di Milano ad esporre una loro creazione.Nel 2015,dopo essere stati designati fra i finalisti del Premio “Il Segno” di Ferrara,hanno esposto nuovamente a Milano,in occasione della celebrazione del 65′ anniversario della nascita dei Peanuts.Sono poi numerose,e possiamo qui solo segnalarle sinteticamente,le partecipazioni ad importanti rassegne e premi svoltisi in terra Toscana:nel 2014 la Rassegna Biennale di Arte Contemporanea Premio “Il Burlamacco” di Viareggio,lo storico “Premio Rotonda” di Livorno in più occasioni (nell’ambito del quale hanno ricevuto la medaglia d’oro offerta dalla F.I.D.A.P.A. – sezione di Livorno nel 2014),la mostra tenutasi presso la manifestazione “Effetto Venezia” di Livorno,le mostre collettive organizzate dalla F.I.D.A.P.A.,dalla Galleria Il Melograno e dalle associazioni Ro-Art,Arte a Livorno…e oltre confine e Fortezza Meraviglia,”Fashion in Flair” a Lucca,in più occasioni il “Premio Città del Mobile di Ponsacco” (premio speciale per la pittura di studio nel 2015),la recente collettiva presso lo storico “Le Giubbe Rosse” di Firenze.Sicuramente un grande merito va riconosciuto a Carolina Art Design,quello di aver nobilitato l’immagine fumettistica fino a lambire un compartimento più esclusivo ed aristocratico quale è l’arte,creando così una spettacolare coesione fra il popolare e il raffinato. Stefano Barbieri (Victoria Art Promotion)

Angelo Mugnaini

Angelo Mugnaini nasce a Viareggio il 16 dicembre 1949.

Comincia a lavorare alla tenera età di nove anni: la mattina va a scuola, il pomeriggio, come da tradizione locale, impasta la carta di giornale per costruire le maschere di carnevale e i carri. A quattordici anni inizia a lavorare dal cugino Alberto Mugnaini presso il suo laboratorio di carpenteria navale e ferro battuto in via Virgilio in Darsena a Viareggio, e apprende così l’arte del ferro. Ogni tanto si diletta a fare delle piccole sculture alla forgia, in particolare piccoli crocifissi. Quando un vecchio fabbro gli propone di acquistare il suo laboratorio a Stiava (Massarosa, LU), il Mugnaini accetta con grande gioia ed entusiasmo; a 18 anni, quindi, già lavora per conto suo, e la gente del posto lo chiama “il fabbretto”, a causa della sua giovane età. Un anno dopo arriva la chiamata per il servizio militare, e Angelo parte per il C.A.R. di Sora (Frosinone). Per fortuna esiste il passatempo degli artisti, un laboratorio all’interno della caserma dove il Mugnaini stringe subito amicizia con i commilitoni e nel quale non vede l’ora di rientrare dopo gli addestramenti mattutini. La passione di questi soldati non sfugge agli ufficiali, i quali organizzano un concorso artistico in cui vengono premiati un fotografo, un intagliatore ed Angelo, che aveva realizzato una scultura in ferro di un soldato al fronte che prega prima della battaglia. Oltre alla licenza premio e una medaglia, allo scultore viareggino è concessa la possibilità di terminare gli studi e diplomarsi maestro d’arte.

Dopo 15 mesi arriva il congedo e il ritorno a casa. Angelo si emoziona di fronte all’insegna che aveva affisso sulla porta del suo laboratorio “Parto militare e torno fra 2 anni”, ma seguendo il consiglio di un vecchio saggio del luogo, il pittore Polloni, decide di trasferire la sua bottega in una zona più in vista. E così al bivio di Montramito, da cui passano le strade per Massarosa, Viareggio, Stiava e Pietrasanta, inizia la sua nuova attività. E’ il 1971-1972: il Mugnaini sempre più studia e lavora alla ricerca di uno stile innovativo, e i primi frutti si cominciano a vedere. Arrivano i riconoscimenti, il lavoro aumenta ed è necessario assumere degli apprendisti a cui “insegnare il mestiere”. Nel 1974 apre un altro laboratorio a Piano del Quercione, e prende altri operai alle sue dipendenze. E’ del 1974 la prima manifestazione importante: la 38° Mostra Internazionale dell’Artigianato (Firenze 23 aprile – 5 maggio 1974), a cui il maestro partecipa ogni anno fino al 1982.

 

Nel 1978 Angelo Mugnaini si tessera alla sala d’arte “Europa 2000”, in via Antonio Fratti, Viareggio, e nello stesso anno all’”Unione Artisti della Versilia” alla “Mongolfiera” a Pietrasanta, insieme al Professor Leali, e ai pittori Bresciani, Dan Monic, Salvatori, Anselmi, G.Lera, L. Cavallaro, con cui realizza varie collettive in tutta Italia dagli anni ‘80 agli anni ‘90.

Nel 1979 la “Svet Saren”, rivista di saldatura esab, che tutt’ora viene distribuita in tutto il mondo, lo fotografa mentre realizza delle sculture interamente con saldatura elettrica (vedi Dio Vulcano) e la pubblicità a pagina intera recita: Anche il maestro d’arte Angelo Mugnaini usa gli elettrodi esab per le sue sculture (figura n° 4 pagina 12).

Gennaio 1979 sulla rivista Grazia di Arnoldo Mondatori Editore, esce un articolo con “Dio Vulcano”, “Il Gallo” e “L’Albero della Vita”.

Negli anni ‘70 e ‘80 si susseguono varie mostre personali, tra cui una in via Ugo Foscolo a Viareggio, una in via Aurelia a Lido di Camaiore nei pressi del ristorante “Il Piroscafo”. e una a Piano del Quercione, Massarosa.

Il 4 marzo del 1979 il Senatore Piero Bargellini lo premia con l’”Oscar dell’Arredamento” a Palazzo dei Congressi a Firenze.

Dal 1983 al 1993 Angelo Mugnaini si cimenta con successo anche nella realizzazione di mobili rustici. Gli impegni aumentano sempre di più, e Angelo ha voglia di ricominciare da capo: lavora da solo, si sente “rinato” perché finalmente torna a progettare e creare in solitudine.

 

Comincia perfino a dipingere, ma la sua passione per il ferro battuto è troppo forte e ricomincia a dedicarsi anima e corpo alla sua amata scultura. Dal 1983 al 1992 partecipa alla Fiera Campionaria “Tutto Casa” a Marina di Carrara. Per circa 10 anni lo studio, la ricerca, la progettazione e il lavoro lo assorbono totalmente e smette di esporre per ricominciare dal 2004 al 2007 in varie manifestazioni a Viareggio, Pietrasanta, Lido di Camaiore, Sarzana, e Forte dei Marmi. Nel 2005, in occasione del 750° anno della nascita del Comune di Pietrasanta, partecipa alla grande festa medievale e dimostra alle migliaia di persone presenti come si costruivano le armature di quel tempo. Nel settembre 2007 partecipa alla Mostra Internazionale del Ferro Battuto Artistico a Stia, e la RAI riprende “L’aquila”,”L’albero della vita”, “La piovra” e molte altre delle sue opere.

 

Nel 2006 il Comune di Castelnuovo Garfagnana in occasione delle manifestazioni dedicate al poema cavalleresco, per il 400° anniversario della pubblicazione del “Don Chisciotte” di Cervantes, bandisce un concorso nazionale per una scultura monumentale da collocare in prossimità della porta d’ingresso al centro cittadino. Il maestro viareggino partecipa con un bozzetto e un modello del Don Chisciotte in chiave “farsesca” e vince il primo premio. Nel 2008 l’opera viene terminata e collocata all’entrata della fortezza di Castelnuovo Garfagnana. A Marzo- aprile 2008 il Mugnaini è tra gli artisti della mostra “Le nostre radici dalle Apuane al mare” presso la galleria Europa Lido di Camaiore; a Ottobre 2008 partecipa alla collettiva “Concorso del mare”. Nello stesso anno al Castello dell’Aquila a Fivizzano, davanti alle telecamere di diverse emittenti locali, stira alla forgia a caldo delle spade dell’epoca.

 

Dal 24 giugno sino al 5 Luglio 2009 alla mostra personale di scultura alla galleria d’arte “Europa” sul viale a mare a Lido di Camaiore, si contano più di 3000 visitatori, oltre alle centinaia di persone incuriosite che si fermano a guardare la lavorazione del ferro battuto in diretta. A Luglio -agosto 2009 espone alla“Marguttiana” lungo la Via Versilia in Loc.Tonfano (Marina di Pietrasanta,LU) e durante la settimana di ferragosto all’ingresso di quella sul pontile di Lido di Camaiore insieme a 30 pittori.

Dal 3 al 6 Settembre 2009 partecipa alla XVIII edizione della Biennale Europea di Arte Fabbrile e al IV Campionato del Mondo di Forgiatura Artistica piazzandosi tra i primi dieci, tra centinaia di partecipanti provenienti da tutto il mondo.